Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 20 giugno 2013

Precari scuola. 59.000 assunzioni in 4 anni: ancora troppo poche


Il Ministro Carrozza risponde alla Camera. Confermato l'effetto negativo della riforma Fornero.



Nel corso delle interrogazioni a risposta immediata del 19 giugno 2013 alla Camera, il Ministro Carrozza ha risposto ad un quesito relativo alle modalità con le quali intende affrontare il tema dell'assorbimento del personale attualmente precario della scuola.

Nella risposta, il Ministro ha riconfermato che i dati del turnover restano limitati a sole 59.000 unità nei prossimi 4 anni ed in particolare per il 2013/2014 non sono ipotizzabili più di 15.000 assunzioni tra docenti ed ATA a causa degli effetti della riforma Fornero sui requisiti pensionistici.

Si tratta di numeri limitatissimi al confronto degli oltre 130.000 supplenti attualmente in servizio e dei posti messi a concorso.

Solo una reale scelta di consolidare in organico di diritto i posti dell'organico di fatto e l'introduzione dell'organico funzionale potrebbero garantire in tempi ragionevoli l'effettivo assorbimento degli attuali precari che garantiscono il funzionamento delle scuole.

Nel  Dossier della FLC-CGIL "La scuola vince in quattro mosse", si dimostra che non sono sufficienti alcune scelte dal costo limitatissimo per ottenere sicuri benefici per la funzionalità delle scuole e per il futuro dei lavoratori precari.

domenica 16 giugno 2013

Professore preso a schiaffi? l'Italia presa a schiaffi.........


Un professore e un Paese presi a schiaffi
di Mila Spicola
16/06/2013
dal sito FLC.CGIL, articolo apparso su L'Unità

Un'insegnante è stata presa a schiaffi da un genitore per avergli bocciato il figlio, - no, non il figlio, per esser stato bocciato, l'insegnante. C'è qualcosa di cui ha bisogno adesso l'Italia più del pane e sono il rispetto collettivo per ciò che siamo come paese e ciò che siamo lo dobbiamo anche alla scuola, nel bene e nel male. Non è possibile affatto che in un angolo del Paese, fosse anche il più remoto, un genitore prenda a schiaffi un'insegnante nell'esercizio delle sue funzioni pubbliche. Chi l'ha permesso? Abbiamo alle spalle anni di logorio sociale e di attacco mediatico e politico a una professione inattaccabile e la responsabilità è di chi ha favorito tutto ciò, confondendo pericolosamente responsabilità individuali, - che possono e devono essere individuate e sanzionate, ma nessuno lo fa -, che ci sono statisticamente in ogni professione, e ruolo collettivo, - che non può essere mai messo in discussione e invece lo fanno tutti, persino i premier-. L'Europa ha chiesto all'Italia, tra i diktat per toglierla dal procedimento d'infrazione, di ridare ruolo sociale e di riqualificare il lavoro dei docenti, non è una richiesta peregrina: è un obiettivo strategico fondamentale. La nuova geografica del lavoro mondiale coincide con la geografia dei saperi, lo hanno capito tutti nel mondo, tranne l'Italia, che si barcamena in ricette improbabili per combattere la crisi rimanendoci sull'orlo perché non è capace di comprendere quello che serve: innovazione, saperi qualificati e sguardo lungo. Per innovare e guardare lontano si devono promuovere alti livelli medi di conoscenza nella popolazione, e non lo fai attaccando un docente, ma migliorando le condizioni del sistema che deve promuoverli. A parole tutti lo desiderano nei fatti non sanno metterlo in atto, semplicemente perché ci vogliono azioni efficaci e competenti decise da chi di problemi complessissimi come l'innalzamento dei livelli medi si occupa da anni. Quasi tutti i rapporti relativi ai sistemi d'istruzione individuano come motore vero dell'innovazione dei sistemi d'istruzione e dunque dei paesi l'esercito degli insegnanti, non le strumentazioni da fornire agli insegnanti, o la valutazione dei docente, ma la formazione, la selezione e la qualificazione continua degli insegnanti. Qualcuno ha confuso la riqualificazione dei docenti con la valutazione dei docenti, quello è l'ultimo anello della catena. Non cambi il risultato in un sistema se ti limiti alla valutazione delle variabili dipendenti (l'operato dei docenti, i livelli cognitivi degli studenti), devi agire sulle cause dì quelle variabili. Tre sono i passi. Il primo: riqualificare la formazione universitaria. Diventi insegnante chi ha nel proprio bagaglio formativo non solo le conoscenze disciplinari (accade oggi) ma anche un bagaglio di «attrezzi del mestiere» che sono discipline come la pedagogia, la docimologia, la psicologia infantile e adolescenziale, la gestione e il management scolastico. Il secondo passo: la selezione dei docenti. Concorsi seri e veri. Che accertino non solo le conoscenze con batterie ridicole di test (spesso sbagliati, spesso oggetto di ricorsi, spesso abbonati a tutti per non incorrere in procedimenti d'infrazione) ma che prevedano prove che accertino anche le competenze necessarie per diventare insegnanti, comprese le predisposizioni psicoattitudinali a un mestiere difficilissimo. Il terzo passo. Rivoluzionare la professione. Un docente torni ad essere un intellettuale: deve studiare, deve avere il tempo di farlo e deve avere il riconoscimento perché lo fa. 'È un lavoro intellettuale, che va praticato e riconosciuto come lavoro intellettuale, perché ciò accada bisogna, semplicemente porre in essere le condizioni affinché sia così. Non è peregrino immaginare che almeno ogni 4 anni un docente possa trascorrere sei mesi fuori dalle classi, a rotazione, per fare ricerca, dentro e fuori la scuola, per qualificarsi, studiare, partecipare a convegni, produrre sperimentazione, effettuare lavoro di supporto, organizzazione e produzione di saperi e attività dentro la sua scuola. Altro che tablet degli alunni. Tra 4 anni i tablet saranno obsoleti, la testa e il modo più adatto per usare qualunque strumento, prima di esserne usati, no. Studiare vuol dire coltivare parole, coltivare pensieri, discernere per agire e trasferire queste capacità agli alunni: è la qualità della democrazia, la pregiudiziale del lavoro. Altro che schiaffi