Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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martedì 5 gennaio 2010

Luigi De Magistris su Taranto

L'UE NON DIMENTICHI LA LEZIONE DI TARANTO
A Taranto si produce, ma si muore anche. Città fra le più inquinate d'Europa, la condizione ambientale che caratterizza questo centro del Sud Italia pone un problema ancora oggi irrisolto: quello del ricatto inaccettabile che vuole la salute dell'ambiente e dei cittadini sacrificata per garantire il livello occupazionale. Il lavoro è un diritto e va sempre tutelato, ma un diritto altrettanto primario è quello alla vita, che non può essere compromesso dalle sole necessità economiche. Credo fermamente che si possa creare occupazione anche garantendo salute e tutela ambientale, basta praticare politiche economiche compatibili con la natura: lavoro e ambiente possono camminare insieme. Anzi devono farlo. Non è il caso di Taranto, purtroppo, che vede un incremento della mortalità del 20-40% rispetto alla media regionale, come accertato dalla relazione dell'Arpa Puglia (che riprende i dati rilevati dal Centro Europeo Ambiente e Salute dell'Oms), oltre che dall'Atlante comunale delle cause di morte prodotto dall'Osservatorio epidemiologico della Regione. La soluzione dunque è arrivare ad una riconversione delle attività produttive che garantisca un'alternativa di lavoro, mentre si deve sempre cercare di imporre il rispetto dei parametri europei per quel che riguarda l'inquinamento industriale. Un inquinamento che a Taranto è prodotto non esclusivamente dall'Ilva, ma da una serie di industrie dislocate nell'area. Non solo il Governo italiano, ma anche l'Europa devono quindi assumersi la responsabilità di porre fine ad un ingiusto ricatto che grava su Taranto e su tante altre città. Per questo ho presentato un'interrogazione alla Commissione europea in merito al grave ritardo nell'aggiornamento degli standard europei della Brefs sull'impatto ambientale degli impianti industriali. Lo stabilimento siderurgico dell'Ilva ha da tempo avviato una procedura per ricevere l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale) dal Ministero dell'Ambiente. Si tratta di un nullaosta che autorizza l'esercizio di un impianto in rispetto degli standard di impatto ambientale stabiliti dalla direttiva europea Ippc. Per ricevere questo via libera è necessaria l'adozione delle Bat europee (Best avaible techniques), come previsto dalle Brefs (Best avaible techniques reference document): sono standard di impatto ambientale stabiliti da un network scientifico internazionale che comprende autorità ambientali dell'Ue, industrie, università, istituti di ricerca. Tutti coordinati dall'Ippc Bureau (Institute for prospective technological studies) della Commissione europea. Attualmente le brefs (gli standard) in vigore per il settore siderurgico (lo stesso dell'Ilva) risalgono alla fine degli anni '90: perciò ho chiesto alla Commissione di spiegare il motivo del ritardo europeo nel varare parametri di riferimento più aggiornati, basilari per tutelare la salute di milioni di cittadini ed evitare 'altre' Taranto.
Dal blog di Luigi De Magistris, 29/12/2009

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