Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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mercoledì 28 dicembre 2016

LE ORIGINI PAGANE DELLE FESTIVITA’ DI FINE ANNO: SATURNALI E SIGILLARIA


A Roma la fine di dicembre era occupata dalla festa dei SATURNALIA, una celebrazione importante, che si teneva in onore del dio Saturno e coinvolgeva tutti gli abitanti della Città, liberi e schiavi. In concomitanza con questa festa avevano luogo anche i SIGILLARIA, sette giorni in cui a Saturno venivano dedicate delle statuette di gesso, dette appunto sigilla, “piccole immagini”, poste in vendita nel mercato annuale che si teneva per la circostanza. In esso oltre ai sigilla si potevano acquistare anche altri oggetti, ad esempio libri o vassoi, destinati a essere donati, come del resto gli stessi sigilla, a persone amiche. Sappiamo anzi che, in occasione dei SIGILLARIA, veniva espressamente dato del denaro ai bambini perché potessero fare i loro acquisti al mercato [Klotz, 1923]. Lo scambio dei doni fra persone care e l’attenzione dedicata in particolare ai bambini – comportamenti che evocano entrambi  atmosfere di natura famigliare – costituiscono altrettanti punti di contatto fra i SIGILLARIA e le pratiche associate al Natale nella cultura successiva.

da  M.Bettini, Elogio del politeismo, Il Mulino, 2014,pgg. 33-34

 

giovedì 15 dicembre 2016

ERRICO MALATESTA: ISTRUZIONE E CULTURA ARMA DI CIVILTÀ PER GLI OPPRESSI


Certamente fin quando la scienza e l'istruzione superiore saranno un privilegio di pochi (e lo saranno fin quando dureranno le presenti condizioni economiche) è fatale che coloro che sanno abbiano della preponderanza su quelli che non sanno; ma perché questa preponderanza non sia una ragione ed un mezzo per perpetuare i mali attuali o per fondare nuovi privilegi e nuove tirannie, bisognerà bensì insistere sulla bellezza della scienza e sulla necessità ed utilità della direzione tecnica ed ispirare agli ignoranti il desiderio d'istruirsi e d'innalzarsi, ma bisogna anche far loro sentire e comprendere che l'ignoranza non è una ragione per essere oppressi o trattati male, ma piuttosto un diritto a maggiore considerazione come compenso per la privazione sofferta di ciò che vi è di meglio nella civiltà umana.

ERRICO MALATESTA, 1853/1932

Errico Gaetano Maria Pasquale Malatesta è stato un anarchico e scrittore italiano, tra i principali teorici del movimento anarchico. Passò più di dieci anni della sua vita in carcere e buona parte in esilio all'estero.


                                             

giovedì 8 dicembre 2016

ELZEVIRI in punta di penna


di Ferdinando Dubla [Dublicius]

IN NOMEN
dove sono i gazzettieri di regime?
che scrivono? al Colle, al Colle...
dov'e' la Boschi, la Serracchiani e tutti i megafoni del re? La Gruber le invitera' stasera o ci mostrerà il filosofo di corte, il Cacciari del pensiero negativo?

***************Le "riforme" di Renzi e della sua band sono consistite solo nel togliere soldi agli spazi pubblici e cavalcare la stomachevole campagna sui costi della politica, cioè della democrazia. E così ci hanno tolto i consigli di quartiere, le Province e ci volevano togliere anche il Senato.
Mi piacerebbe che il partito prendesse una forte posizione controcorrente e antipopudemagogica: il ripristino dell'elezione diretta delle Province, soldi per funzioni, aumento delle competenze. Lo stesso dicasi per i consigli di quartiere, da convertire in periodiche assemblee popolari. Questa è la democrazia, secondo Pericle, Marx, Lenin e Gramsci. 
***************
L'ACCOZZAGLIA
aveva definito sprezzantemente "accozzaglia" il fronte del NO. Ora propone un governo di 'larghe intese', una vera accozzaglia con il suo padrino, il vecchio Berluska, che infatti annuisce. Il rottamatore rottamato non trova luoghi idonei per sparire nel nulla: aiutiamolo con un tre/ruote...

***************
PISAPIA
Ma che vuole Pisapia? Ma chi è Pisapia? Noi qui a Taranto conosciamo solo l'antico cappellaio...
ha votato SI al referendum, si iscriva al PD.
Quanto al giornale "La Repubblica", continui a consigliare il PD, così lo aiutera' a squagliarsi presto.



Mario Capanna: vittorie e speranze

Sonante la vittoria del No! La Costituzione antifascista è salva.

Rinfranca il cuore la decisione della maggioranza del nostro popolo, che non si è lasciato intimidire né fuorviare… dal resto del mondo: gli endorsement per il sì alla controriforma da parte di tutte le cancellerie europee e d’oltre Atlantico, dei poteri finanziari internazionali e, in Italia, di tutti quelli partecipi al blocco dominante di turno, la quasi totalità dei media, Marchionne, Confindustria, Coldiretti ecc. ecc.

Renzi si è costruita la sua Caporetto con abilità scientifica…: dopo avere triturato l’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori, distribuito a iosa mance elettorali (l’ultima, a pochi giorni dal voto, gli 80 euro agli statali), non aver fatto alcuna politica di investimenti volta a creare posti di lavoro – in particolare per i giovani – avere bloccato il Paese per un anno sulla controriforma della Carta, congegnata da un governo sorretto da un Parlamento illegittimo, eletto sulla base di una legge dichiarata “truffa” dalla Corte costituzionale, è rimasto vittima della sua “hybris” (“arroganza”, “alterigia”, “prepotenza”). (1)

Le bugie intensive e proterve che ha detto, secondo gli schemi della post-verità (!?!), non sono state bevute dalla grande maggioranza dei cittadini.

E’ questo il dato storico del 4 dicembre 2016: la maggioranza del popolo ha sconfitto il “populismo dall’alto” e ha decretato che non si può attaccare impunemente la Costituzione. Un bel segnale per l’Italia e l’Europa.

Certo, la vittoria è figlia di cento padri… Che le forze conservatrici cerchino di cavalcarla è naturale.
Ma è importante la porta che si apre per le forze democratico-progressive, che hanno avuto un ruolo di primo piano nel successo referendario: la ricostruzione di un tessuto condiviso di partecipazione diretta e consapevole dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.

Fatica di lunga lena, che rifugge da scorciatoie semplicistiche e da cortocircuiti di assemblaggi di vertici.
La crisi del Pd, per esempio, potrà essere feconda o involutiva: il primo esito richiede l’irruzione di un nuovo modo di pensare da parte di tutta la costellazione dei segmenti di sinistra e di movimento.

Una speranza, questa, oggi praticabile, che non ci sarebbe affatto stata con una prevalenza di sì sul referendum.

Strada difficile, ma entusiasmante. Dipende da noi, dai molti che non si rassegnano allo stato presente delle cose.

(1) Hybris, per i greci, genera “àte”: la “privazione del discernimento”, in definitiva l’ “accecamento” di chi la pratica. E’ precisamente quanto è accaduto.

                                                              Mario Capanna, 5 dicembre 2016

         

lunedì 5 dicembre 2016

LA STREPITOSA VITTORIA DEL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE


Andrea Catone per Marx21.it 

La lotta per la difesa e attuazione della Costituzione può costituire il terreno comune per l’unità di azione e di lotta delle forze di sinistra. L'attacco alla Costituzione ripartirà già da domani
Compito immediato: mantenere e sviluppare il patrimonio di impegno e lotta dei comitati a difesa della Costituzione di democrazia economico-sociale
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La straordinaria vittoria del NO al referendum costituzionale (59% di NO, con un’alta affluenza alle urne: 68%) è di enorme rilevanza politica, nazionale e internazionale.

Essa è stata ottenuta

- contro un potentissimo apparato mediatico al servizio del governo e del suo “capo”, onnipresente in TV, come mai era avvenuto in una consultazione referendaria costituzionale;

- contro i principali leader dei paesi occidentali, da Obama alla Merkel, accorsi in soccorso di un governo incaricato di mettere in atto le loro direttive politiche;

- contro le grandi banche d’affari e i loro principali giornali;

- contro Confindustria e Marchionne;

- contro il clero mediatico filogovernativo, gli intellettuali voltagabbana, sempre proni al potente di turno, sempre pronti a giustificare con alchimie verbali e contorti pseudoragionamenti le loro scelte opportunistiche;
- contro le minacce aperte di attacchi finanziari speculativi al sistema bancario nazionale;

- contro la demagogia di basso livello che proponeva di barattare il sistema democratico costituzionale in cambio del risparmio di 40 denari;

- contro l’ingannevole discorso del “rottamatore” che invita ad accettare qualsiasi cosa, anche pessima, purché nuova.

- contro 40 milioni di lettere per il Sì inviate – a spese dei contribuenti? – ad ogni elettore.

Il fronte del NO era composito e molto variegato e alcune forze politiche schierate per il NO non sono per la Costituzione del 48, sono per il presidenzialismo, la governabilità a discapito della rappresentanza, per il rafforzamento del potere esecutivo e la riduzione del ruolo del parlamento, contro il sistema elettorale proporzionale e per  il maggioritario, sono contrarie alla Costituzione di democrazia economico-sociale e al governo parlamentare, vorrebbero cancellare l’articolo 1 (la repubblica democratica fondata sul lavoro) e tutti gli altri che ad esso si ispirano. Diverse forze sono state per il NO per calcolo politico, per rientrare nel gioco, magari per ricontrattare con Renzi la partecipazione a un governo di grande coalizione…

Ma il contributo qualitativamente determinante lo hanno dato quelle forze vive che hanno animato la battaglia referendaria, quelle che hanno costituito non solo nelle grandi città, ma anche nei comuni minori, comitati unitari fondati sui principi e l’architettura della costituzione del ’48, quelle che hanno promosso in tutt’Italia migliaia di iniziative, conferenze, comizi, manifestazioni, con l’attivismo volontario e autofinanziato di migliaia di persone risvegliate alla politica in nome della nostra Carta costituzionale.

In questi mesi di battaglia referendaria vi è stato un risveglio, un sussulto democratico e di partecipazione, un impegno unitario sul terreno politico più alto di una battaglia di principio, l’accumulo di forze, il dispiegarsi di nuove energie, che hanno visto battersi a fianco a fianco l’ANPI e le organizzazioni degli studenti, i comitati NO TRIV e quelli contro la “buona scuola” di Renzi, i ‘professori’ costituzionalisti e i lavoratori in lotta contro il jobs Act…

Questo patrimonio di impegno unitario sul fronte politico fondamentale della lotta per la difesa della Costituzione del 1948 non va dissipato. Occorre mantenere e consolidare i comitati del NO, sviluppare la rete che si è costruita, rafforzare il coordinamento nazionale.

Occorre lavorare politicamente per trasformare i Comitati del NO in Comitati per la difesa e attuazione della Costituzione, secondo i principi e l’architettura definita – in uno dei momenti più alti e unitari della storia d’Italia – dai padri costituenti.

E ciò per evidenti e fortissimi motivi:

L’attacco alla Costituzione, ai suoi fondamenti di governo parlamentare e di democrazia economico-sociale, fermato oggi con il nostro NO, riprenderà già da domani, come è avvenuto all’indomani del referendum del 2006, quando, respinta la riforma costituzionale del governo Berlusconi, Napolitano &C avviarono l’attacco al bicameralismo paritario, invocando celerità e governabilità.

È tutta aperta la questione della legge elettorale ipermaggioritaria, l’Italikum (che presenta, ancor più accentuati, i vizi di incostituzionalità del porcellum). Contro di essa i comitati a difesa della costituzione, in diverse città d’Italia hanno fatto ricorso ai tribunali perché la Corte costituzionale si pronunci. La legge elettorale – ricordiamolo – è fondamentale per definire l’effettiva rappresentanza dei cittadini nel parlamento della repubblica.

Oggi si presentano le condizioni, come mai è avvenuto dopo il 1993, perché si recuperi lo spirito e la sostanza del sistema elettorale proporzionale puro, senza sbarramenti, implicito nell’impianto della costituzione del 1948.

La lotta per la difesa e attuazione della Costituzione può costituire il terreno comune per l’unità di azione e di lotta delle forze di sinistra, democratiche e antifasciste, sul fronte politico-costituzionale e su quello economico-sociale, in campo interno e internazionale, per affermare la sovranità popolare.