Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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giovedì 16 luglio 2015

COALIZIONE SOCIALE, NUOVO SOGGETTO POLITICO A SINISTRA, COSTITUENTE COMUNISTA



I processi convergenti/divergenti per uno spazio politico di rappresentanza

Ciò che si muove a sinistra del PD in Italia, partito che dopo il Jobs Act e la controriforma autoritaria della scuola si pone in continuità con la destra berlusconiana e con i programmi dei poteri forti confindustriali e della troika europea ad egemonia tedesca, è attraversato da processi politico-sociali che possono incontrarsi e creare un reale polo di alternativa occupando uno spazio politico di rappresentanza delle classi subalterne e del mondo del lavoro, o divergere e lasciare quello spazio all’eclettismo protestatario del Mov5stelle, che in una sua parte adotta programmi e contenuti di interesse sensibile per il popolo di sinistra.

La coalizione sociale guidata dal leader della Fiom, Landini, si propone di porre un argine alla frantumazione del mondo del lavoro che più ha subito i colpi della crisi capitalistica e ricentralizzarlo attraverso la composizione di vertenzialità diffuse sia nei luoghi di lavoro che nei territori. Questa riunificazione, però, non oltrepassa i limiti della sindacalizzazione dal basso, e, da quel che è possibile comprendere, non si pone il problema della rappresentanza politica se non come sponda di classe a un soggetto organizzato a sinistra del PD, di cui al momento non intende far parte.

Il nuovo soggetto politico a sinistra è finalità invece del ceto politico che fa capo ai fuoriusciti del PD  (Civati, Fassina, ecc..), all’ex-SEL di Vendola, al PRC di Ferrero, ai fuoriusciti dal PRC (Sinistra/Lavoro di Grassi), che però pongono la condizione ineludibile di “abbandonare i partiti così come concepiti sinora”, sposando le stesse discriminanti della lista Tsipras, proprio per importare in Italia il modello Syriza (pur attualmente in crisi) e di Podemos spagnolo. Un progetto che pur si vuole inclusivo, ma di movimenti e gruppi e non di partiti organizzati.

Sia nella coalizione sociale di Landini sia nel nuovo soggetto politico a sinistra, è presente purtroppo un’architrave del senso comune e della retorica di questi anni della crisi dei poteri dominanti: l’antipolitica (quella di cui è imbevuto il Mov5stelle, a cui proprio per questo arride fortuna elettorale) e l’antipartitismo tout-court. Su questa strada continuerà a riprodursi la ricerca di una leadership egemonica che copra la reale carenza di rappresentanza, sociale e politica.

La Costituente comunista parte dal rifuggire il senso comune e la retorica: non è ancora il tempo del superamento dei partiti organizzati che si pongono la questione della rappresentanza politica del conflitto sociale. Il nucleo del processo costituente è il PCd’I, che è animato dalla constatazione dell’insufficienza propria e altrui per costruirsi come forza organizzata di massa, superando quelle barriere dell’autoritarismo di leggi elettorali capestro e antidemocratiche e l’ostracismo mediatico che o lusinga il potere occultando con sempre maggior fatica i processi reali della società o costruisce continuamente luoghi comuni in chiave antipolitica e antipartitica, utilizzando molte volte i colpi di un altro potere forte quale la magistratura.

La Costituente ha come obiettivo preciso la ricostruzione del PCI, ma capace di aderire alle pieghe della società e rendendosi funzionale ad una politica di alleanze (e dunque non va confusa con una ricucitura impossibile di assemblaggio di sette e gruppi e gruppetti autoreferenziali). Ma qui sta il punto: il processo convergente della Costituente colliderà o meno con i processi divergenti-escludenti dei necessari interlocutori a sinistra?

La tradizione del PCI è costituita da un patrimonio straordinario che ha insegnato alla sinistra che nelle situazioni di “guerra di posizione” si può e si deve partire dalla propria irrinunciabile identità e nello stesso tempo tessere la trama delle necessarie alleanze funzionali al riscatto delle classi subalterne. E’ l’ultimo Berlinguer (1979-84) che ha insistito su questo. Pochi lo rivendicano, molti lo rimuovono. Ma nel periglioso cammino della sinistra italiana, la sua teorizzazione del socialismo del futuro ritornerà attuale. E imprescindibile.

 ferdinando dubla, luglio 2015

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