Subaltern studies Italia

L’analisi e la classe - a cura di Ferdinando Dubla

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sabato 25 dicembre 2010

L'avvenire non viene da solo

L'AVVENIRE NON VIENE DA SOLO

L'avvenire non viene da solo.
Agguantalo per le ali, o giovane.
Agguantalo per la coda, o pioniere!
La Comune non è una principessa di fiaba
che si debba sognare di notte.
Calcola, rifletti, mira.
Il Comunismo non è soltanto
nel sudore delle fabbriche e dei campi.
E' anche in casa davanti al tavolino,
nelle relazioni, nella famiglia,
nella vita monotona di tutti i giorni.
Mitragliatrici che cantano al fronte:
non solo in questo consiste la guerra!
Come una pelliccia anche il tempo futuro
è divorato dalla tarma della vita meschina.
Scuotete l'abito dei giorni stantii,
voi giovani!
(Vladimir Majakovski)


01.01.2011 .../... 31.12.2011
per un altro anno di studio,
per un altro anno di lotta,
per un altro anno d'impegno.

da me a voi tutti

mercoledì 15 dicembre 2010

La vittoria di Pirro del novello Caligola


La vittoria ottenuta dal governo Berlusconi è una vittoria di Pirro.
Il becchino di Berlusconi e del berlusconismo è già in piazza, ed è quel grandioso movimento di giovani che non si vogliono far scippare la vita dai corrotti che ci governano.
Un movimento che trae dai mercanteggiamenti un motivo in più per opporsi a questo governo.
Le manovre di palazzo di Fini si sono rivelate del tutto inefficaci.
Adesso Berlusconi con quei numeri non può governare ed in più quei numeri sono unicamente il frutto della corruzione di una casta di cui si vergogna anche chi l'ha votata.
Il governo ha quindi i giorni contati e noi continuiamo a chiedere le elezioni anticipate lavorando alla crescita del movimento di lotta.
Paolo Ferrero, segretario del Prc

domenica 5 dicembre 2010

Martedì 7 dicembre, ore 21
Caffé Letterario - Fermo
(Piazza del Popolo, sotto l’orologio)

Pietro Secchia
attualità di una proposta di lotta per la democrazia progressiva


Interverranno:
prof. Ferdinando Dubla
storico del movimento operaio

prof. Ruggero Giacomini
storico del movimento operaio
Ass. Politico-Culturale Marx XXI

www.marx21.it
Noi sappiamo che sino a quando la Costituzione repubblicana
non sarà applicata in tutte le sue parti non potremo considerare
realizzato il programma della Resistenza.
Per questo possiamo ben affermare che la Resistenza continua!

P. Secchia

In collaborazione con la Federazione Provinciale di Fermo del Partito dei Comunisti Italiani
www.comunisti-fermano.it

giovedì 2 dicembre 2010

«La svolta» del silenzio interrotto: «Donne contro l'Ilva» di Taranto

Un articolo da Il Manifesto

«La svolta» del silenzio interrotto: «Donne contro l'Ilva» di Taranto
Il film documentario di Valentina D'Amico tratto dal libro di Francesca Caliolo racconta la rabbia di chi impotente ha assistito agli "omicidi"
di Michele Fumagallo

Bisognerebbe far fare un corso di cinema (o altra arte) indipendente al ministro Bondi e alla misera classe dirigente che ci ritroviamo. Così forse imparerebbero cosa è la libertà, cos'è la produzione vera, fatta di passione e impegno, oltre che sudore. Imparerebbero forse qual è la strada vera del nuovo sviluppo delle arti. In questo caso parliamo del film documentario di Valentina D’Amico, “La svolta. Donne contro l’Ilva”, già presentato allo scorso festival di Venezia e adesso in giro per altri festival e m,manifestazioni di aiuto e supporto alle vere protagoniste del film, le donne che hanno visto morire i loro uomini e ammalarsi di inquinamento un’infinità di persone in una delle città più importanti d’Italia, Taranto, sede dell’Ilva, lo stabilimento di acciaieria più grande del nostro paese. La svolta sta per silenzio interrotto, la rabbia che prende il mondo subalterno quando si calpestano i diritti fondamentali come quello alla vita e alla salute. Ed è soprattutto la rabbia indomabile delle donne che viene fuori da questo documentario. Con sicurezza e ragionamenti che sono un implacabile atto d’ accusa contro i padroni dell’ acciaio. Contro “ omicidi” derubricati a fisiologia della fabbrica e del lavoro, come racconta padron Riva con una sfrontatezza oppure semplicemente insensibilità di chi ha svenduto la propria umanità al denaro, alle cose. Un film, ritmato dalla colonna sonora degli Yo Yo Mundi, che denuncia sicuramente ma soprattutto commuove. E, sempre frutto dell’indipendenza di questo lavoro, sostenuto soltanto ormai gli appuntamenti8 che discutono attorno al film di questa vicenda che, nonostante l’ importanza della fabbrica, fatica molto a uscire dai confini regionali, anzi spesso locali. Tratto dal libro <<>> di Francesca Caliolo, il film sarà giovedì 26 novembre a Leverano (Lecce), dove le associazioni Mujmunè e Atlantide hanno organizzato la serata (ore 21). Ma sentiamo Valentina D’amico: "l’ilva ha il primato delle morti sul lavoro in Italia, e non solo. Negli ultimi 15 anni sono morti 43 operai, tre all’anno. Il problema è che sono morti lente, difficili quindi da far uscire dall’anonimato, a differenza di quanto è’ accaduto, ad esempio, per i 7 morti della Tyssen Krupp. Tieni presente, poi, che per la prevenzione si fa poco o nulla, ed è facile comprare il silenzio degli operai." A Taranto l’Ilva ha giocato con la vita e la morte delle persone. Con la vita perché, già da quando fu annunciato l’ investimento e poi quando fu messa la prima pietra dell’acciaieria (1961), ci fu un entusiasmo non da poco: per l’emigrazione che poteva essere bloccata, oltre che per la speranza in una certa autonomia. Con la morte perché la città ha cominciato a veder moltiplicati i suoi morti sul lavoro, oltre a subire un inquinamento pazzesco, causa di nuove molteplici malattie, tra cui l’autismo, e le malattie mentali, in uno stabilimento che usava la palazzina Laf come un vero e proprio leger per operai ribelli (sono le scene più terribili del documentario).Il film inizia con documentari d’epoca che magnificano le sorti della nascita dell’Italsider (si chiamava così allora) che avrebbe portato progresso e sostituito il passato povero e agricolo della città. Ma subito entriamo nel merito, e parlano le donne. Vita, Anna, Caterina,Francesca e tutte le altre. Francesca Caliolo, moglie di Antonio Mingolla, morto all’Ilva, la racconta così : <<>>. Invece la città del mare e delle vestigia della Magna Grecia non offre più sogni di questo tipo.
Da Il Manifesto del 25/11/2010